Il Karate in Italia

1955: Il karate viene introdotto in Toscana da un marinaio, Vladimiro Malatesti, che lo aveva appreso nei suoi viaggi in Oriente.

1958: Compare, sempre in Toscana, il maestro Murakami che insegna lo stile Shotokai del maestro Egami. Il gruppo di Murakami fonda la FIK (federazione Italiana Karate).

1962: Si forma un nucleo di praticanti nel Lazio, che fa capo ad Augusto Basile, che ha imparato il karate in modo un po’ avventuroso, seguendo il maestro Hiroo Mochizuki in giro per l’Europa. Basile fonda il “Kiai” (Karate International Academy of Italy).

Nel 1963 uno studente milanese, Roberto Fassi, che pratica judo al Jigoro Kano di Milano, si reca in Francia agli stages di Henry Plée e diventa 1° kyu; incomincia a insegnare karate al Jigoro Kano, lezioni basate più sulla durezza e la resistenza che sullo stile, ancora approssimativo. Ogni tanto Fassi chiama il M.Nambu.

1964: a Torino arriva Masaru Miura della JKA (shotokan) e fonda una propria federazione.

1965: Fassi scrive in Giappone e chiede un istruttore per l’Italia; nel novembre arrivano a Milano 4 maestri della JKA: Kase, Kanazawa, Enoeda e Shirai. Danno una dimostrazione formidabile nella sala secondaria del Palalido, poi Kase va in Francia, Enoeda in Inghilterra, Kanazawa torna in Giappone e Shirai, allora 5° dan, tre anni prima campione di kumite del Giappone, fonda nel 1966 l’AIK (Associazione Italiana Karate). Tra i primi nomi di spicco Fassi, Falsoni, Abruzzo, Possenti, Parisi, Baleotti.

1967: Un   tentativo  di  unificazione  tra  le   tre   maggiori organizzazioni fallisce per disaccordo sulla direzione tecnica.  Si uniscono  solo la FIK e il KIAI nella nuova FIK,  in cui comincia a intervenire  il  peso  politico dell’avvocato  Augusto  Ceracchini, uomo  del Judo e  del CONI,  che riesce a far entrare la FIK  nella WUKO,   l’organizzazione mondiale che raggruppava allora  tutti gli stili e tutte  le federazioni (compreso lo shotokan JKA).

1970: All’interno dell’AIK c’è una crisi determinata dal mancato riconoscimento politico della maggior abilità tecnica degli uomini del maestro Shirai. C’è una frattura e una componente, con alla testa il maestro Shirai, fonda la FeSIKa.

1972: Ai mondiali di Parigi la squadra giapponese, rappresentata per intero dalla JKA di Nakayama, si ritira dalle gare giudicandosi danneggiata da una decisione arbitrale; squalificata, esce dalla WUKO creando un’organizzazione concorrente, la IAKF (International Amateur Karate Federation) con l’appoggio determinante della FeSIKa diretta dal conte Zoja. La IAKF pratica solo Shotokan ed ha un’emanazione europea, la EAKF. Da allora, si svolgono sempre due campionati mondiali e due campionati europei contrapposti, con alcune nazioni che partecipano a entrambi ed altre (Italia) in cui una federazione gareggia nella WUKO ed un’altra nella IAKF.

Alla fine del 1978 la Fesika e la FIK si scioglievano dando vita ad una nuova organizzazione con la direzione tecnica congiunta di Basile e Shirai, poi sostituito da De Michelis: la Fikda (Federazione Italiana Karate e Discipline Associate). La convivenza tra le due componenti (tradizionalista e sportiva) durava tra alterne vicende fino al 1990 quando, scontenti della conduzione tecnica del M.Aschieri che non lasciava alcuno spazio alla loro visione del karate, i tradizionalisti uscivano (definitivamente?) dalla Fitak dando vita alla Fikta (Federazione Italiana Karate Tradizionale) sempre diretta dal M.Shirai. A livello internazionale, sulle ceneri della disciolta EAKF, veniva creata la lnternational Traditional Karate Federation, con la guida del M. Nishiyama.

A tutt’oggi (dicembre 1997) le principali e più serie organizzazioni italiane sono le seguenti:

  1. La Filpjk (già Fitak), che raggruppa vari stili di karate, pratica karate sportivo ed è riconosciuta dal CONI (mentre il CIO ha sospeso il riconoscimento alla WUKO, in attesa di un’unificazione che potrebbe favorire l’ingresso del karate ai Giochi Olimpici).
  2. La Fikta (quasi esclusivamente di stile shotokan) che pratica karate tradizionale ed organizza proprie competizioni, in grande espansione tecnico-organizzativa.
  3. La SKI del Maestro Miura, uscito dalla JKA al seguito del M° Kanazawa, di stile shotokan.
  4. Un pullulare di altre federazioni, piccole e piccolissime, le cui sigle variano di mese in mese assieme ai dan dei loro rappresentanti.